«Anche noi ci sentiamo in una zona di sacrificio, ma cosa possiamo fare?»
Taranto chiama e Genova risponde.
Ieri sera (11 settembre 2025), all’anteprima per FestiValori, al Circolo Arci Perugina – già Società di Mutuo Soccorso – nel quartiere di Certosa, operaio e popolare, il film ha risuonato come riscatto possibile. In un territorio ferito da quasi cent’anni di industria pesante – dalla cantieristica alle fonderie, fino all’Ilva di Cornigliano – cittadine e cittadini di tutte le generazioni hanno partecipato con attenzione e passione.
Qui, nel 2005, si chiuse l’altoforno a caldo dell’Ilva, anche grazie a un movimento dal basso con le madri in prima fila. La memoria è ancora viva, e il pensiero della riapertura di un forno elettrico ha già portato a nuove manifestazioni e alla nascita di un movimento trasversale che conta migliaia di persone.
A Genova e in Liguria – un po’ come in Lombardia – la salute è stata a lungo sacrificata in nome di un benessere che oggi non si percepisce più. Le industrie dismesse hanno lasciato spazio alla logistica, in un territorio compresso tra montagna e mare, con una concentrazione preoccupante di stabilimenti a rischio di incidente rilevante.
In questo scenario, Taranto chiama si è rivelato un amplificatore e un detonatore per una popolazione che chiede di vivere in modo sostenibile. Come emerso nella discussione di ieri sera, il film mette in discussione un modello economico e di sviluppo che si mostra insostenibile proprio per chi vive nei territori.
E la domanda, che è la stessa del documentario, resta aperta: Che cosa è sostenibile per Genova e per tutti noi?
Ci ritorneremo. Intanto grazie a FestiValori e a Valori con Andrea Barolini e Claudia Vago, grazie al direttivo del Circolo Perugina con Fabio, Martina ed Enrico – che sta aprendo un centro di aggregazione per bambini e ragazzi, una meravigliosa storia di riconversione sociale – e grazie agli amici del Circolo Arci Barabini di Trasta, a Maurizio Reggiardo e al B&B Erba Luisa per l’affetto con cui mi hanno accolta.
A presto, Genova. Sei tante città, e forse non basterebbe una vita per conoscerti davvero.
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